Siamo così ossessionati dallo smartphone che abbiamo cominciato a rivedere la storia in chiave digitale. E’ un caso il dipinto del 1860 ad opera del pittore Austriaco Ferdinand Georg Waldmüller.
L’opera chiamata “The expected one” ritrae una giovane donna che cammina distratta e presa dall’oggetto che ha per le mani, nell’angolo un giovane che con un fiore attende il passaggio della bella per proporsi.
Guardando l’opera con gli occhi di oggi, sembra proprio che lei sia assorta nel display dello smartphone mentre messaggia con qualcuno, legge le notizie oppure usa un app per appuntamenti – poverò l’illuso ragazzo che pensa di distrarla con fiore.

La realtà è ovviamente diversa, secondo i critici d’arte la donna stringe tra le mani un libretto di preghiere che sta leggendo durante la passaggiata. Ricordiamo che il primo telefono cellulare risale al 1973 mentre il primo iPhone al 2007 e che i viaggi nel tempo non sono ancora disponibili. Qualche burlone ha anche creato un fotomontaggio del dipinto dove il volto della giovane è illuminato da un bagliore proveniente dallo “smartphone”, ma nell’originale, come apprazzabile, non ci sono pennellate di quel genere.
Il caso della fanciulla in realtà è secondo a quello dell’indigeno che appare ancora più inquietante. “Mr. Pynchon and the Settling of Springfield” è un murales nato per mano dell italiano Umberto Romano nel 1937 e raffigura l’incontro tra due tribù e i coloni inglesi del Massachusetts avvenuto 1630. Guardandolo è lampante l’indigeno in basso che si appresta a manovrare ciò che sembra proprio essere un iPhone.

Questa volta la spiegazione è meno semplice o certa ma sicuramente non riguarda gli smartphone.
L’ipotesi più accreditata è quella dello storico Daniel Crown e secondo cui l’uomo tiene nella mano uno specchio piuttosto comune all’epoca. Secondo altre ipotesi potrebbe trattarsi di un pezzo di metallo, ad ogni un qualcosa di nuovo e luccicante e che non aveva mai visto prima dell’arrivo dei conquistatori.