Il fascino del nulla: i videogiochi in cui non fai niente (e funzionano davvero)

Redazione

Benvenuti nell’universo dei videogiochi in cui non fai niente, dove l’obiettivo non è vincere ma esistere.
Qui non ci sono nemici, missioni o boss finali: solo una distesa d’erba che si muove, un sasso immobile o un cactus che contempla il deserto.
Un filone nato come scherzo su Steam, ma diventato una tendenza virale e – incredibilmente – redditizia.

Videogiochi in cui non fai niente: dalle parodie ai cult

Il fenomeno esplode nel 2014 con Grass Simulator, che trasforma in meme l’idea del “non-gioco” già intuita anni prima da esperimenti come Desert Bus e Mountain.
Da lì in poi nasce un intero ecosistema di simulatori assurdiBush SimulatorCoconut SimulatorCactus Simulator e la loro evoluzione più nota, Rock Simulator 2.
Quest’ultimo è un piccolo capolavoro di ironia zen: si osservano rocce, si collezionano ambienti, si sbloccano pietre leggendarie e si commenta su Steam come se fosse un trip spirituale.

Rock Simulator 2 – Dallo store di Steam

I creatori moltiplicano versioni, remake e DLC – dal Rock Pass alle edizioni “Remastered” – trasformando il nulla in un micro-mercato con prezzi che vanno da 0,69 € a 5,99 €.
Persino Cactus Simulator ha oggi un remake e un sequel, segno che la filosofia dell’immobilità funziona.

Le radici artistiche del non-fare

Prima dei meme, il “non-gioco” era arte.
Nel 1995, Desert Bus costringeva il giocatore a guidare otto ore reali per guadagnare un solo punto – un’anti-esperienza diventata leggendaria.
Nel 2002, Progress Quest faceva tutto da solo, anticipando gli idle game.
E nel 2014, Mountain di David OReilly elevava il concetto a opera contemplativa: sei una montagna, respiri, ascolti la pioggia.
Infine, The Longing (2020) ha trasformato l’attesa in un meccanismo di gioco: 400 giorni reali prima che il tuo personaggio possa lasciare la caverna.

The Lodging – Immagine dallo store di Steam

Perché piacciono davvero

In un mondo dove tutto è performance, i videogiochi in cui non fai niente offrono l’opposto: pausa, ironia, lentezza.
Sono un antidoto alla saturazione dei contenuti e una forma di mindfulness digitale.
Gli streamer li adorano per il contrasto comico, mentre molti utenti li usano come esperienze anti-stress, simili all’ASMR.
Persino il multiplayer di Tree Simulator 2023, con centinaia di “alberi” fermi nella stessa foresta, è diventato un rituale collettivo dell’assurdo.

Satira, business e filosofia pop

Questi titoli mescolano satira videoludica e zen marketing.
Ridono dei tripli A iper-complessi ma, al tempo stesso, monetizzano la semplicità con micro-DLC e bundle ironici.
È la meme economy applicata al gaming – un tema già affrontato su Giungla.net nel pezzo su la cultura dei meme digitali.
E dimostrano che anche l’ironia, se ben confezionata, può vendere.

Il nulla come nuova frontiera del relax

Guardare un cespuglio ondeggiare o un sasso che prende polvere diventa un piccolo gesto di resistenza.
Giocare a Rock Simulator 2 o Bush Simulator non significa perdere tempo: significa scegliere di rallentare.
È il videogioco che non ti stressa, non ti punisce e non ti valuta.
In un’epoca di iperconnessione, non fare nulla può essere il gesto più radicale di tutti.

Bush simulator, il gioco dei cespugli – Immagine dallo store di Steam

Conclusione

Dalle prime provocazioni di Desert Bus alla calma di The Longing, i videogiochi in cui non fai niente raccontano un nuovo modo di giocare: meno obiettivi, più consapevolezza.
E forse proprio per questo continuano a crescere.
Perché, tra un FPS e un battle royale, ogni tanto serve anche ricordarsi che restare fermi – perfino da sasso – può essere un atto di libertà.

Dove provarli

Puoi trovare Grass SimulatorRock Simulator 2Cactus Simulator e tutti gli altri su Steam.

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