L’idea degli AI trader nasce dal desiderio di togliere il controllo del denaro dalle emozioni umane e affidarlo a una mente che non trema. Una mente che analizza freddezza, non soffre panico, non si lascia distrarre, e che può osservare i mercati come un enorme flusso matematico. La domanda “gli AI trader funzionano davvero?” non nasce oggi, ma è il risultato di un’evoluzione che parte da lontano, molto prima che esistessero ChatGPT o Grok.
Quando il trading è diventato una cosa da macchine
Negli anni Novanta compaiono i primi sistemi automatizzati. Non sono intelligenti, ma sono rapidissimi. Eseguono ordini in modo costante, senza esitazioni, senza paura. La rivoluzione successiva è l’alta frequenza, che trasforma il trading in una gara di velocità estrema, fatta di millisecondi e server piazzati fisicamente accanto alle borse valori. In questo mondo i computer comandano già, ed è proprio qui che germoglia l’idea di una “intelligenza” capace di prendere decisioni di livello superiore.
L’arrivo dell’AI nei mercati e le prime illusioni
Quando il machine learning comincia a influenzare ogni settore, molti iniziano a chiedersi se una rete neurale possa prevedere i movimenti dei mercati come prevede una mossa negli scacchi. Ma i mercati non sono un gioco chiuso. Cambiano in continuazione, reagiscono a notizie improvvise, oscillano per paura o euforia, e seguono logiche che nessun modello può dominare a lungo. Per anni gli esperimenti sono promettenti ma incoerenti, e la domanda “gli AI trader funzionano?” resta sospesa, senza una conferma né una smentita definitiva.
L’esperimento dei 10.000 dollari alle AI
Poi arriva il test che mette alla prova le AI comuni. Una serie di modelli – tra cui ChatGPT, Claude, DeepSeek e Grok – riceve 10.000 dollari da tradare autonomamente. Non una simulazione, non un backtest, ma un esperimento pubblico e concreto. Le AI devono scegliere gli asset, entrare e uscire dalle posizioni, gestire il rischio. Nasce così una sorta di “arena digitale” in cui intelligenze artificiali con personalità e strutture diverse si confrontano per la prima volta con denaro vero.

Il caso Grok: talento o fortuna?
Tra tutti i partecipanti, Grok 4.20 è il modello che genera più discussioni. I primi report lo mostrano in guadagno, con un rendimento a doppia cifra in poche settimane. La notizia esplode sui social e qualcuno parla già di “primo AI trader credibile”. Ma qui la storia si complica. Gli esperimenti non sono completamente trasparenti: non si conoscono nel dettaglio le strategie usate, il livello di rischio, la leva, la scelta degli asset. E, soprattutto, la maggior parte degli altri modelli coinvolti ha perso denaro in modo netto. È un contesto che rende difficile attribuire il successo di Grok a una reale superiorità e non a una serie di condizioni favorevoli.
Cosa ci dice davvero questo esperimento
Nonostante le incertezze, il test da 10.000 dollari ha un valore enorme. Mostra che le AI non sono più solo strumenti di analisi, ma qualcosa che comincia a interagire con l’economia reale. Le macchine prendono decisioni, rischiano capitale, affrontano la volatilità degli stessi mercati che gli umani cercano di interpretare ogni giorno. Non siamo di fronte a un pilota automatico infallibile, ma neanche davanti a un semplice esercizio tecnico: qui siamo dentro una trasformazione che sta ridisegnando il ruolo della tecnologia nella finanza.
Quindi, gli AI trader funzionano?
Dipende dal significato che diamo alla parola “funzionare”. Se per funzionare intendiamo “battere regolarmente il mercato”, la risposta oggi è no. Se intendiamo “operare con una velocità e una capacità di elaborazione superiori a quelle umane”, la risposta è già sì. Se immaginiamo un’AI che ci renderà ricchi mentre dormiamo, allora stiamo ancora guardando un futuro lontano. Gli AI trader funzionano entro limiti specifici, con risultati che oscillano, con momenti di brillantezza e altri di totale fallimento. E funzionano soprattutto come strumenti evoluti da integrare, non da idolatrare.
Non è un caso che le grandi organizzazioni finanziarie utilizzino già sistemi di trading potenziati dall’AI: non per delegare tutto alle macchine, ma per supportare analisi, gestione del rischio e velocità decisionale che un trader umano, da solo, non potrebbe mai raggiungere.
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Il futuro delle macchine che investono
L’esperimento dei 10.000 dollari non dimostra che l’AI abbia già vinto. Dimostra che ha iniziato a giocare. E questo basta a cambiare completamente il panorama. La domanda “gli AI trader funzionano?” non avrà una risposta definitiva per molto tempo, ma ciò che vediamo oggi è già sufficiente per capire che il trading del futuro sarà un lavoro condiviso: umani, macchine e una complessità crescente che dovremo imparare a navigare insieme.

